Bonsai

Que otros se jacten de las paginas que han escrito; a mi me enorgullecen las que he leido
El lector - Jorge Luis Borges
“Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto”

venerdì 11 luglio 2008

BONSAI

“Et nunc omne tibi stratum silet aequor, et omnes
àdspice, ventosi cecidèrunt mùrmuris aurae.
Hinc adeo media est nobis via; namque sepulcrum
incipit apparère Bianoris.”

Ecloga IX, Virgilio

“Ed ecco ora – ascolta - la pianura tutta distesa tace,
e ogni alito del vento sussurrante – guarda – è caduto.
Da questo punto il nostro cammino è a metà.
Comincia infatti a vedersi il sepolcro di Biànore”

giovedì 10 luglio 2008

Consigli per gli acquisti

L'incompiuta
Non è il titolo di un libro ma è, salvo un caso che racconto poi, la fine che questo mese hanno fatto le mie letture. Non so dire se per il contenuto non invitante dei libri stessi o per una scarsa propensione all'affondo che mi ha inopinatamente assalito tutto ad un tratto in poche settimane, stà di fatto che in giugno ho cominciato a leggere ben 6 libri finendone uno solo. Temo che gli altri cinque torneranno, col segnalibro ancora innestato a triste memoria dei posteri nello scaffale della mia libreria dedicato alle letture “incompiute”.
Torneranno cioè in una sorta di limbo e saranno presto dimenticati, salvo per il fatto, non so se consolatorio, di trovarsi tutti quanti insieme, l'uno vicino all'altro. Ogni tanto mi assale la tentazione di regalare loro una ulteriore chance e qualche volta è capitato di farne uscire qualcuno (per la verità forse un paio al massimo) da limbo e passarli in qualche altro stato fisico compiuto (paradiso, purgatorio o inferno che fosse).
Elenco e breve spiega:

La deriva
di G.A.Stella e S.Rizzo
due ne hanno scritti e due ne ho provati. Se ne scrivessero un terzo non correrebbero rischi per conto mio. Un'altra volta libro del tipo “piove governo ladro”. E poi smettiamola di sputtanarci e proviamo a dirci cosa faremmo noi se fossimo nelle condizioni di fare qualcosa!

Adios
di Toni Capuozzo
non che non mi sia piaciuto, ma non ce l'ho fatta ad arrivare in fondo per non vedere quello che in realtà era evidente sin dalla prima pagina. Il rimpianto di una perduta stupenda gioventù ed il crollo dell'ideologia.

Riga 26
Piero Camporesi
Il segnalibro è fermo a pagina 22 di 375. Impossibile dire perchè.

Ed infine due libri sulla creatività, il primo che è stato nello scaffale “lista d'attesa” per forse tre o quattro anni non ricordo (ne ricordo perche e come ci è finito) di Hubert Jaoui intitolato



La creatività amore per la vita.

L'altro acquistato in un momento di follia “americana” (quelli che credono che tutto si possa imparare sui manuali pratici) di Roberto Cotroneo dal titolo



Manuale di scrittura creativa.
Il primo, semplicemente inguardabile. Il secondo interrotto per la stizza di aver capito che non potrò mai essere un vero creativo!

Lo solitudine dei numeri primi
di Paolo Giordano
Mondadori
Non è un libro di alta matematica. Il titolo è solo una bella ingegnosa metafora. Al di la di un breve passo nel quale l’autore ne svela appunto il senso, il libro non parla infatti di numeri ma di persone.
Persone speciali, come speciali appunto sono, nell’insieme dei numeri interi, i numeri primi, ovvero quei numeri divisibili solo per se stessi e per uno.
Numeri primi che hanno per i matematici un fascino particolare, un alone di mistero irrisolto. Nella categoria dei numeri primi ce n’è poi una specialissima che è quella dei primi cosiddetti “gemelli” ovvero quelle coppie separate tra loro da un solo numero (ad esempio 11 e 13, 17 e 19, etc etc), vicinissimi cioè l’uno all’altro ma contemporaneamente irrimediabilmente separati tra loro, isolati, soli.
E’ di due persone così che parla questo romanzo, opera prima del 26enne giovane Fisico, Paolo Giordano. La storia della loro vita: lei, Alice, zoppa fin da bambina per un incidente sugli sci, anoressica per incompatibilità col padre; lui Mattia, matematico intelligentissimo, stravolto dai sensi di colpa, fino a diventare autolesionista, perché, dentro di se, sa di essere stato alla fine la causa ultima, pur se indiretta, della scomparsa della sorellina, ritardata mentale, da lui “dimenticata” su una panchina di un parco perché si vergognava di portarla con se alla festa di compleanno di un compagno di scuola.
Non solo “primi”, cioè speciali, ma “primi gemelli”, cioè vite costantemente ad un passo dal diventare un tutt’uno ma irrimediabilmente alla fine separate.
Convergenze parallele avrebbe detto Aldo Moro.
Buona l’idea, avvincente quanto basta da portarmi a concludere il libro (cosa che, vista la fine che hanno fatto gli altri 5 che ho cominciato e non finito questo mese, deve essere già considerata un successone). Epilogo della storia probabilmente non all’altezza dell’incipit, ma in complesso un buon libro.
Dieci e lode alla metafora!

martedì 1 luglio 2008

Alle cinque della sera

La poesia non è un'espressione... È il tempo di notte, dormire nel letto, pensiero di quello che realmente pensi, rendere il mondo privato pubblico, ed è questo che il poeta fa (Allen Ginsberg)

Sono nata il ventuno
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Alda Merini

Scorci di Laudiade

Brevi spunti di storia del lodigiano (in latino Laudias che, con enfasi più epica, diventa Laudiade) con particolare attenzione al mio paese natale, San Fiorano.


Ho trovato nuove tracce che mi hanno permesso di affermare con certezza che quel Fra Carlo Giuseppe Bignamini da S.Fiorano, autore nel 1764 del trattato sulla Indulgenza della Porziuncola, di cui ho già scritto in queste pagine, sia proprio il sanfioranese DOC citato dallo storico Agnelli, con la frase che qui riporto per comodità: “Era di San Fiorano il padre Carlo Giuseppe Bignamini, vissuto nel convento dei Francescani Riformati di Codogno, poliglotta, autore di un corso di filosofia e di molte dissertazioni di storia ecclesiastica e di uno scritto sul cilindro inclinato”.
Ho infatti rintracciato nei cataloghi di alcune Biblioteche italiane altre tre opere di Fra Carlo Giuseppe, due dissertazioni di storia ecclesiastica e quella strana opera (in latino) sul cilindro inclinato citata dall'Agnelli (per ora so solo che esistono delle copie e dove si trovano. Non le ho ancora viste, ma andrò presto sia in Sormani a Milano che a Torino per consultarle). Eccone intanto i dati salienti:
Dimensio cylindri inclinati auctore P.F.Carolo Josepho a S.Floriano – 1756 Typographia Antonio Agnelli (una copia c/o Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino)
Fondazione della Chiesa di Aquileja (*). Dissertazione storico-critica del Padre F. Carlo Giuseppe di San Fiorano Minori Osservanti Riformati – 1757 Editore Galeazzi Giuseppe Milano (una copia c/o Biblioteca Comunale Palazzo Sormani Milano)
Origine della fede cristiana in Malta. Dissertazioni del padre F.Carlo Giuseppe di San Fiorano - 1759 Editore Giuseppe Galeazzi Milano (una copia c/o Biblioteca Comunale Palazzo Sormani Milano)

(*) Contiene anche a cura del medesimo autore “Navigazione dell'Apostolo
Paolo da cesarea a Malta: Dissertazione cronologico geografica”

Come si può osservare le date si incastrano perfettamente con quanto già sapevamo. Le tre opere sono state scritte tra il 1756 ed il 1759, anno, quest'ultimo, in cui Fra Carlo Giuseppe aveva cominciato a scrivere la quarta, quella sulla Porziuncola, interrompendosi però fino al 1764 a causa dell'impegnativo incarico di priore di un convento francescano che i suoi superiori gli assegnarono. E confermano integralmente il profilo che del nostro illustre sanfioranese diede l'Agnelli ricordandone gli scritti principali, l'edizione e l'anno di pubblicazione.
Ma c'è di più.
Se da una parte ho acquisito certezze sull'identità dell'intellettuale sanfioranese, dall'altra credo di poter smentire l'assunzione di cui andavo cercando prove, ovvero che il nostro fosse anche stato il priore del convento dei frati di Codogno tra il 1760 e il 1763.
Sto leggendo infatti in questi giorni un bellissimo libro “Memorie storiche del Regio ed Insigne Borgo di Codogno” preso a prestito dalla Biblioteca Braidense, riproduzione anastatica efettuata nel 1985 dell'originale manoscritto (anch'esso conservato alla Braidense), composto tra il 1761 ed il 1764 (grossomodo gli anni del priorato di Fra Carlo Giuseppe) da un altro forse ancor più famoso frate tra i Francescani Riformati del convento di Codogno, ovvero Fra Pier Francesco Goldaniga (morto a Milano nel 1799, figlio di Ercole Goldaniga e Maria Maddalena Belloni).
Perchè è importante.
Semplicemente perchè Fra Carlo Giuseppe e Fra Pier Francesco non solo erano certamente contemporanei, non solo vissero nello stesso Convento Francescano di Codogno come indicato da loro medesimi e dagli storici che ne parlarono, ma è infine molto probabile che vi abbiano convissuto addirittura nei medesimi anni, in quella illuminata seconda metà del 18 secolo!
E qui si svela l'arcano, Fra Pier Francesco nel suo libro fa un piccolo richiamo proprio al suo confratello ricordandolo come “il dottissimo Padre Lettor Carlo Giuseppe di San Fiorano minor Riformato” e fa cenno alla sua dissertazione (di qualche anno prima, il 1757) “circa l'origine della Chiesa d'Aquileja”.
Questo mi fa pensare che Fra Carlo Giuseppe svolse il ruolo di priore del quale egli stesso ci parla, non nel convento dei Frati di Codogno, ma in qualche altra convento dello stesso ordine francescano.
Se infatti fosse stato il suo priore in quegli anni, Fra Pier Francesco non lo avrebbe di certo ricordato nel suo libro con una frase così generica come quella citata, importante si, ma non quella con la quale un frate del convento avrebbe menzionato colui che avesse rivestito l'incarico di priore del convento medesimo!
La storia non è ancora finita. Mi aspetto ulteriori novità non appena riuscirò a mettere gli occhi sugli altri tre libri di Fra Carlo Giuseppe.
Fine seconda puntata.

Passeggio


Sullo sfondo Chiesa della Madonna ancora senza cupola

La Tavola fa parte di un gruppo di una trentina di dipinti che il pittore codognese Virgilio Muzzi ha eseguito per illustrare, ricreando suggestive atmosfere cittadine di qualche secolo fa, una bellissima copia anastatica di un manoscritto del 1764 del Frate Pier Francesco Goldaniga intitolato "Memorie storiche del regio ed insigne borgo di Codogno".
E' ritratta una via di Codogno (cittadina a 3Km da S.Fiorano) con sullo sfondo la Chiesa della Madonna di Caravaggio, via a me molto cara per affetti familiari e ricordi giovanili, ritratta in una inconsueta ambientazione di metà '700 (inconsueta ovviamente se la si confronta con l'immagine odierna) .
Nel libro il Goldaniga commenta così:
"...dopo di che vedesi pure alla sinistra il longo e spazioso stradone camparecio detto della Madonna di Caravaggio conducendo con delicioso spasseggio ad esso oratorio e questi è stato formato solo nella primavera di quest'anno 1762 da benefattori di esso oratorio, delineato dal signor cosmografo Cristofaro Bignami nostro patrizio."