Bonsai

Que otros se jacten de las paginas que han escrito; a mi me enorgullecen las que he leido
El lector - Jorge Luis Borges
“Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto”

sabato 1 dicembre 2007

Fotografando


Foto GZ_2004 L'Havana: Natzgul

Aforisma Fotografico


Foto GZ_2005 Montmartre: Windows1895

Antiqua


L’Accademia Reale delle Scienze di Francia deve la sua origine a Jean Baptiste Colbert, politico ed economista ammesso al servizio di Re Luigi XIV subito dopo la morte del suo protettore, il Cardinal Mazarino. Il 22 dicembre del 1666, Colbert ed un gruppo di saggi parigini si riunirono nella Biblioteca del Re e diedero avvio, con la benedizione dello stesso, al progetto d'istituzione dell'Accademia, che restò di fatto informale, ovvero senza statuto o regolamenti, per circa 30 anni.Il 20 gennaio 1699 Luigi XIV decise infatti di ridare nuova vita all’Accademia approvandone il suo primo Regolamento portatogli in visione dal Segretario di Stato Monsieur de Pontchartrain, regolamento presentato qualche giorno dopo all’Assemblea dell’Accademia dall’Abbé Bignon (esattamente il 4 Febbraio 1699).Il libro del quale possiedo l'edizione stampata nel 1758 (la 1° edizione risale al 1717), presenta per l’appunto la versione integrale di questo Regolamento Reale insieme a 31 elogi funebri per altrettanti scienziati dell’Accademia Reale morti negli anni successivi alla sua rifondazione (ovvero dopo il 1699).Il curatore del volume è il letterato francese Mossieur Bernard Le Bouyer de Fontanelle nato a Rouen l’11 febbraio 1657 e morto centenario a Parigi il 9 gennaio 1757 (ergo, il libro in mio possesso è stato stampato 1 anno dopo la sua morte). Figlio di un avvocato e nipote per parte di madre di Pierre Corneille (il noto drammaturgo francese), egli stesso entra a far parte dell’Accademia Reale nel 1691, diventandone il segretario perpetuo tra il 1699 ed il 1737 ed assolvendo magistralmente alle sue funzioni di biografo degli accademici via via scomparsi. Divenne membro anche dell’Academie des Inscriptions e membro onorario della Royal Society londinese, dell'Accademia di Berlino e dell'accademia degli Arcadi di Roma.
Il libro ha varcato l’oceano non so quanti anni ( secoli!) fa ed è tornato nella vecchia Europa da cui era partito, provenendo dalla città di Indianapolis (Stati Uniti) planando negli scaffali della mia libreria a Milano, l'anno scorso. Ho cercato di sapere qualcosa di più sulla storia del libro ma non sono riuscito ad ottenere ancora elementi probatori sufficienti.
Una cosa interessante va infatti detta. Nel retro di copertina è incollato un rettangolo di carta pergamena con impresso uno stemma con 2 leoni e la scritta “Le Cte D.W.”


Ho pensato di azzardare, pur non capendo nulla di araldica, il riferimento ad un conte (nella fattispecie a Le Comte De Waldstein). Il tentativo mi viene da alcune abbreviazioni trovate in rete che si riferiscono appunto al Conte De Waldstein, fra l’altro visibili anche in una lettera alla sorella, dove è possibile osservare l’uso della contrazione Comte D.W. in luogo di Comte De Waldstein (di Boemia). Ulteriore nota curiosa, che darebbe ancora maggior fascino alla storia di questo volume, nel 1785 (ovvero 27 anni dopo l'uscita in stampa del medesimo) De Waldstein assoldò come bibliotecario nel suo castello di Dux (attuale Duchcov nella Repubblica Ceca) il famoso Giacomo Casanova!!
Potrebbe stare in piedi, ma, come dicevo, non ho (ancora) le prove. Ho rintracciato in rete uno stemma dei De Waldstein, che ha qualche similitudine (i due leoni) con quello riportato nel libro.

Ma come si può osservare per il resto (disposizione dei due leoni inclusa) è molto diverso. Temo di avere bisogno di un esperto di araldica. La ricerca continua. Non dispero!

Tornando al contenuto, trovo veramente bellissimo il regolamento dell'Accademia composto da 50 articoli e firmato direttamente da Re Sole e più in basso da Louis Phelypeaux de Pontchartrain, segretario di Stato (Signé LOUIS; & plus bas, PHELYPEAUX).
Il regolamento definisce in modo preciso ad esempio che l’Accademia sarà composta da 4 classi: Les Honoraires (10 eccellenti in matematica e fisica), les Pensionnaires (20 persone tutte di Parigi, 3 per ciascuna specializzazione tra geometri, astronomi, meccanici, anatomisti, chimici, botanici più 1 segretario ed 1 tesoriere) , les Associes (sempre 20 di cui 8 potranno essere stranieri) e les Elèves (anch’essa di 20 persone).Infine come dicevo i 31 Elogi agli accademici di Francia morti dopo il 1699.
Tra di essi spiccano in particolare quelli ad alcuni nomi celebri nella scienza. Ne cito solo alcuni tra i più famosi.
1) Guillaume Francoise de L’Hopital (a me noto per il famoso teorema omonimo sul limite di funzione) cavaliere e marchese nato nel 1661 e morto nel 1704
2) Jaques Bernoulli altro famoso matematico (chi non ricorda tra i fondamenti della statistica il teorema di Bernoulli) svizzero nato nel 1654 e morto a Basilea nel 1705.
3) Gian Domenico Cassini astronomo, ingegnere e medico italiano nato a Perinaldo nel 1625 e morto a Parigi nel 1712. Insegnò a Bologna e fu direttore dell’osservatorio di Parigi dove scopri le quattro lune di Saturno.
4) Godefroy Guillaume Leibnitz scienziato tedesco nato nel 1649 a Lipsia e morto ad Hannover nel 1716. Considerato con Newton il padre del calcolo infinitesimale, di lui mi ricordo in particolare ahimè solo il famoso polinomio.

Un volume veramente bello, suggestivo e, tra l'altro, molto ben conservato!

Consigli per acquisti

....libri acquistati e letti in questo mese

Il ghostwriter
Robert Harris
Mondadori
Fantapolitica di ottimo livello.
Ci sono stati momenti in cui ho pensato a Tony Blair in un universo parallelo, a fare in qualche modo il paio con la suggestione letteraria (incentrata su Hitler) del primo libro di Harris, Fatherland, per me il vero capolavoro di questo scrittore inglese.


I fantasmi di pietra
Mauro Corona
Mondadori
Uno dei più emozionanti libri che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni (sarà che invecchiando si diventa più vulnerabili e sensibili). Una nostalgica passeggiata per le vie del paese natio, Erto del Vajont, un villaggio semiabbandonato, le case in rovina, la malinconia dei ricordi, il ciclo delle stagioni, la vita, le gioie, i dolori, gli incontri con i fantasmi che riemergono dal suo passato. Mauro Corona ha uno strano modo di scrivere, indefinibile. Ma certamente sa toccare le corde dell’animo umano in modo sublime. E’ un grande.


Blog generation
Giuseppe Granieri
Laterza
Piacevole la lettura di questo piccolo saggio su uno dei fenomeni sociali più rilevanti dell’era tecnologica: la blogosfera come rete globale di piccoli mondi individuali. Il titolo è un po’ misleading. La generation cui si riferisce non è di tipo anagrafico in quanto il fenomeno blog è certamente multigenerazionale, dai teenager ai nonni di questi.

Bonsai

"…la mandorla del ciliegio disposta in tronchi da metro, con la faccia rivolta a ponente per stagionare meglio. I legni, per diventare buoni, devono guardare il tramonto, “verso dove finisce la strada” diceva mio nonno. Solo così risultano migliori, meno tenaci, meno aggressivi. La consapevolezza della fine toglie loro irruenza e resistenza. Anche l’uomo se pensa al tramonto diventa migliore."

"Tutto è perfetto in lui. I rami, anziché aggredirlo ricamano il cielo, il corpo non si oppone, si lascia toccare. Equilibrio e armonia si tengono per mano in quell’albero umile e intelligente. Al contrario del faggio, il frassino si lasciava scalare dai bambini. Concedeva il piacere della cima, non voleva vantare primati di inaccessibilità. E’ valore dei buoni non sottrarre ma concedere."

"C’è voluto tempo per ascoltare la voce delle case abbandonate, raccogliere il grido silenzioso dei fantasmi di pietra che chiedono aiuto. Raccontano storie, le vecchie case. Se il viandante ha la pazienza di fermarsi un istante, potrà sentire storie a ogni passo. Storie di fatica, dolore, morte. Alcune anche liete, ma sono rare. Storie di un microcosmo scomparso. Storie nostre, uguali a quelle del mondo, dove, nonostante tutto, la speranza continua a cantare come il cuculo a primavera."
Mauro Corona da "I fantasmi di pietra"